Cavi d’acciaio contro i motociclisti: ci risiamo
È successo nei giorni scorsi in Sardegna, fortunatamente senza conseguenze gravi per il motociclista. Che ne è uscito comunque con escoriazioni e con la moto rotta. Servono maggiori controlli nei boschi!

Come vi sentireste ad aver fatto del male a una persona? Potenzialmente anche tanto male. Questa domanda sicuramente non se la fanno quegli idioti criminali che tendono cavi d’acciaio invisibili nei boschi come trappola per gli enduristi in moto.
È successo di nuovo, ci risiamo. Questa volta in Sardegna, fortunatamente senza gravi conseguenze per il motociclista. Il fatto risale al 1° settembre scorso, a Sinnai, in provincia di Cagliari, e il motociclista coinvolto è un tesserato del Moto Club Fluminimaggiore.
Mentre percorreva un sentiero in località Cirronis, il motociclista ha urtato contro un cavo di 3 millimetri di spessore. Nella caduta ha riportato escoriazioni, nulla di peggio per fortuna; oltre ad aver ovviamente danneggiato la moto. Successivamente è stata presentata una denuncia presso la Forestale, chiedendo che vengano individuati i responsabili.
“Un altro gravissimo episodio contro la legittima pratica dell’Enduro – ha commentato il presidente FMI, Giovanni Copioli -. Esprimo la mia vicinanza e quella di tutta la FMI al nostro socio; certamente faremo pressione presso i competenti organi di giustizia perché vengano individuati e puniti i responsabili di questo vero atto criminale, che poteva avere conseguenze drammatiche come purtroppo abbiamo già vissuto nel recente passato”.
La pratica del fuoristrada è consentita in Italia. I motociclisti debbono ovviamente attenersi a delle regole, e per evitare episodi di questo genere, che hanno già fatto un morto e diversi feriti, sarebbe opportuno che ci fosse maggiore sorveglianza nei boschi.
Sorveglianza perché – ovviamente – i motociclisti non debbono percorrere tratti fuori dai sentieri e dalle strade idonee per la circolazione fuoristrada. Debbono usare veicoli in regola, ed evitare eccessi. Ma bisogna anche vigilare contro queste trappole criminali.
La FMI da tempo ha un dialogo aperto e degli accordi con le forze di polizia deputate al controllo nei boschi, oltre che con organizzazioni quali il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico del CAI (il cui logo è in bella vista sul comunicato che abbiamo ricevuto). È il momento di far valere certi contatti.
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