Come difendersi dai ladri di moto
Non è vero che contro i ladri di moto non si può fare nulla. Le precauzioni possibili sono varie e differenziate. Dalla scelta dell’antifurto migliore alle modalità di parcheggio. Dalla classica catena e lucchetto al GPS. Perché i ladri di moto se li conosci… li eviti!
“Se decidono di rubarti la moto ci riusciranno, e tu non puoi fare nulla”. Quante volte abbiamo sentito questa frase fatalista, che ci spinge a non prendere tante precauzioni per difendere il nostro veicolo e a limitarci a sperare che non succeda?
Errore! Che i ladri sappiano fare bene il loro sporco lavoro è sicuramente vero, ma noi abbiamo molte leve per cercare di non essere derubati.
Dimmi che moto (o scooter) hai e ti dirò chi e come la ruba
Ci sono ladri diversi per veicoli diversi. Il ladruncolo ruba mezzi da poco, facili da prelevare, anche perché sprovvisti di dotazioni elettroniche di base, come l’Immobilizer, e spesso poco protetti pure dai loro proprietari. Poi ci sono i ladri che rubano su commissione. Sono quelli ai quali qualcuno “ordina” una determinata moto. Infine ci sono i ladri itineranti, che vanno in giro in caccia di buone occasioni. Questi ultimi si muovono in squadra, utilizzando furgoni.
Alla prima tipologia, quella dei “rubagalline”, appartengono quelli che ci rubano il vecchio scooter, che mai avremmo pensato che potesse essere appetibile. A volte lo usano per i ricambi, altre volte lo impiegano per atti di microcriminalità, prima di abbandonarlo.
Quelli della seconda tipologia, i ladri su commissione, sono quelli più preparati e pericolosi. Cercano il modello di moto di cui hanno bisogno. Di solito un mezzo prestigioso, che vale una buona cifra, anche sul mercato dei veicoli riciclati. Sono quei malviventi che, magari, si ha la sfortuna di incontrare in strada. Perché ti prendono la targa, fanno la visura al PRA, e poi si vengono a prendere la moto nel tuo garage. Sono i peggiori, perché sono bravi, ben attrezzati, e preparano con calma la loro azione criminale. Ma sono sempre meno.
La tipologia di ladri più diffusa oggi sembra essere quella dei ladri itineranti, vere e proprie bande che girano in furgone e che rubano ciò che trovano in strada. Spesso gruppi di stranieri, che riciclano all’estero i veicoli rubati.

Rendiamogli la vita difficile
Eravamo partiti da una frase fatta: “se decidono di rubarti la moto ci riusciranno, e tu non puoi fare nulla”. Un errore, perché il criminale sceglie ciò che è più facile rubare.
Ragionate come se foste voi il ladro: davanti a un parcheggio pieno di mezzi, non scegliereste la moto meno protetta e più facile da portare via? Perché se può scegliere, qualunque ladro opterà per la soluzione più facile e rapida, anche per ridurre il rischio di essere preso.
Quindi, la regola numero uno è: facciamo perdere loro del tempo. Facciamoli lavorare, adottando magari più sistemi antifurto, che richiedano tempo per essere neutralizzati.
Questa regola vale sicuramente per il ladro da strada, ma aiuta anche per il topo da garage, che può scoraggiarsi se trova la nostra moto parcheggiata in fondo al box, con davanti altri veicoli da spostare per portarla via. E con una o più catene da tagliare per muoverla.
Si comincia con l’antifurto meccanico
Il punto di partenza della difesa è un buon antifurto meccanico. Almeno uno. E andrà scelto con attenzione.
Obbligatorio acquistare un prodotto di buona marca. Perché le case specializzate investono nella ricerca, anche affidandosi a ladri professionisti per la “sperimentazione”, e investendo sulla qualità dei materiali. A partire dalla chiave, per la quale la tipologia migliore sembra essere quella di tipo Abloy, dal nome dell’azienda svedese Assa Abloy.
La qualità passa anche dalle leghe metalliche utilizzate e dai trattamenti termici; dettagli che si traducono in catene e lucchetti impossibili da tagliare con le cesoie, e che richiedono parecchio tempo anche con le smerigliatrici angolari.

La cosa migliore è ancorare la nostra moto a un supporto fisso, come un palo o un albero. Ma si possono anche legare assieme più mezzi, magari semplicemente passando le catene una dentro l’altra, in modo che se qualcuno deve andare via prima, può farlo senza attendere il proprietario dell’altro veicolo.
Quindi la catena con il lucchetto è sicuramente il miglior antifurto meccanico. Poi si può rinforzare la protezione con un altro buon lucchetto da mettere sulla corona della ruota posteriore. Il tutto cercando ovviamente di contenere il peso e il volume che ci portiamo dietro. E l’esborso economico, visto che per una buona catena più lucchetto si possono spendere anche 2-300 euro.
Funziona anche il bloccadisco? Io lo comprerei solo come antifurto aggiuntivo, per far perdere tempo al ladro. Perché di per sé è un antifurto facilmente neutralizzabile. E se state pensando a cesoie particolari, siete fuori strada: in molti casi basta infatti una brugola da 5 mm, per svitare i bulloncini che ancorano il disco al cerchione. Fatta questa operazione, la moto potrà camminare anche con il bloccadisco inserito.
Importante invece il come si mette la catena. Non offriamo al ladro una superficie d’appoggio (il terreno) da usare per lavorare con i suoi strumenti, che siano cesoie o una mazza per spaccare lucchetto o anelli della catena. Facciamo in modo che il lucchetto e la catena non siano facilmente poggiabili a terra. Anzi, se abbiamo un lucchetto con una chiave che i ladri possono pensare di aprire con i grimaldelli, posizioniamo la serratura in modo che abbiano poco spazio per lavorare e stiano scomodi con le mani.
Le nuove tipologie di antifurto
Qualche produttore di antifurto meccanici ha già messo in campo una efficace commistione di meccanica ed elettronica. Quindi oggi si trovano in commercio diversi lucchetti con allarmi a sirena e altri con collegamenti satellitari e GSM. Questi ultimi, oltre ad ancorare fisicamente la moto, ne segnalano in tempo reale la posizione al proprietario attraverso una App per smartphone, e in caso di spostamento fisico lo allertano. Servizio per cui si paga un canone annuale (dai 35 ai 60 euro); abbordabile se si è nell’esigenza di proteggere un veicolo di valore.
Poi ci sono gli antifurto satellitari, che tengono sempre sotto controllo la nostra moto, e che consentono di localizzarla in tempo reale in caso di furto, guidando le forze di polizia sul posto. Li si trova come semplici antifurto, ma un servizio analogo lo si può avere installando una scatola nera, magari in accordo con una compagnia assicurativa. Anche in questo caso, si possono avere servizi differenti, dal servizio di appoggio alle forze dell’ordine per il ritrovamento del veicolo a una sala operativa che si accorge in caso d’incidente e vi contatta per mandare eventuali soccorsi.
Sistemi che funzionano e anche molto bene, ma che a volte non fermano i ladri più bravi e organizzati. Perché alcuni si sono dotati di furgoni schermati, e quando la moto è dentro non è più in grado di dialogare né con il GPS né con la linea telefonica. E a quel punto, mentre il furgone viaggia, qualcuno dietro può provvedere a localizzare e rendere inoffensive queste dotazioni elettroniche.

Precauzioni in fase di parcheggio
Abbiamo già detto che conviene ancorare il nostro veicolo a un palo. Ma dobbiamo anche scegliere dove parcheggiare.
Prima regola: cerchiamo di non dare nell’occhio. Una bella moto si nota molto di più se parcheggiata isolata e magari anche ben in vista, piuttosto che confusa in una miriade di manubri e specchietti.
Seconda regola: ricordarsi che dobbiamo rendergli la vita difficile. la moto messa a spina di pesce fronte strada, magari fra due auto parcheggiate, è comodissima da prendere per i ladri. Si accostano con il furgone e in pochi secondi la sollevano e la caricano dalla porta laterale. Ben diverso il discorso se la “nascondiamo” dietro le auto parcheggiate, magari mettendola sul marciapiede. In questo caso i ladri dovranno percorrere un tragitto ben più lungo, portandola a braccia, magari anche girandola per infilarsi fra due auto parcheggiate. Lo so, non si può parcheggiare sui marciapiede, ma in alcune città e in alcune zone è tollerato. Soprattutto se il marciapiede è largo.
Il Keyless? Comodo, ma…
Ci sono diversi sistemi keyless, che lavorano a frequenze differenti, e che sono più o meno evoluti e complessi. Però in campo automobilistico sono molti gli allarmi lanciati sulla clonabilità della chiave elettronica. L’ultimo in ordine di tempo lo ha lanciato il Touring Club Svizzero, che ha fatto un esperimento, aprendo e avviando ben 100 modelli di automobili recenti di varie marche (delle quali poi è stato pubblicato l’elenco).
Le strategie utilizzate dai ladri sono molteplici. Ci sono ad esempio i congegni che copiano le chiavi elettroniche in situazione di prossimità fisica. Quindi il ladro vi vede arrivare in ufficio, prende l’ascensore con voi, e gli bastano quei pochi secondi insieme per clonarvi la chiave. A questo punto riscende e se ne va con il vostro veicolo.
Poi ci sono i ripetitori della chiave, che ne captano il segnale anche a distanza (fino a 100 metri) e lo rilanciano al veicolo. Sono utilizzati per avviare il mezzo davanti casa vostra, confidando nel fatto che poi questo non si spegnerà allontanandosi dal segnale della vostra chiave elettronica.
Infine ci sono gli scanner, che sniffano la combinazione della vostra serratura e della centralina; ma iniziano a essere desueti, perché i produttori di veicoli hanno protetto i loro sistemi da questa tecnologia.
Dove si trovano queste attrezzature e come si impara a usarle? Internet, ovviamente!
Avevo già fatto ricerche di questo tipo, ma anche in questo caso, poche parole chiave accuratamente scelte, mi hanno guidato a trovare quello che cercavo. Aziende che commercializzano sistemi per clonare smartkey e altre che offrono attrezzatura e software per sproteggere il sistema di un veicolo per il quale si è persa la chiave elettronica e se ne vuole creare una ex-novo.
I prezzi? Dai 1700 ai 12mila euro, per i prodotti di punta. Che quasi mai sono orientali. E questa è una novità: qualche anno fa queste apparecchiature provenivano di solito dalla Cina, oggi spesso provengono dal mondo occidentale. Con i produttori che si sono premurati di aggiungere sul sito Internet la dicitura che tali attrezzature vengono vendute per soli usi leciti; e che l’eventuale uso illecito sarà a sola responsabilità dell’acquirente.


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