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Se Facebook ci parla di moto

Poco più di venti anni fa nascevano i social network, una rivoluzione destinata a cambiare la nostra vita, anche quella da motociclisti. Venti anni dopo ci chiediamo come siamo diventati, e cosa è rimasto della cultura e della tradizione motociclistica

Ultimamente passo molto tempo sui social. Prevalentemente su Facebook. Perché per vivere e lavorare nel mondo della moto, bisogna conoscerlo il più approfonditamente possibile. E non bastano l’esperienza e i tanti motociclisti incontrati. I social consentono di allargare il giro, di raggiungere tipologie di appassionati con i quali difficilmente si entrerebbe in contatto.

Sono da sempre appassionato del web; e da sempre sostengo che la rete è un’incredibile opportunità per crescere. Però c’è un qualcosa che da tempo mi colpisce negativamente: le cavolate che in tanti scrivono e alle quali in troppi abboccano. Ne avrei una lista infinita.

Internet e i social hanno regalato incredibili potenzialità a informazione e cultura, rendendole accessibili a una fetta ampissima di popolazione che prima era tagliata fuori. Ma Internet e i social hanno anche dato potere di parola a tutti.

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La bufala in buona fede

Una volta bisognava essere conosciuti per avere qualcuno che ti ‘accendesse’ il microfono davanti. Oggi chiunque può scrivere su Facebook o X, chiunque si può produrre un video e metterlo su Youtube o TikTok. Bellissimo, ma ha portato delle conseguenze negative inaspettate. Si sono diffuse le bufale e le opinioni o i consigli sballati. Perché oltre ai personaggi esperti, oggi parlano anche molti improvvisati, che sono convinti in buona fede di avere verità da divulgare.

Viene da sorridere guardando alcuni video sulle tecniche di guida della moto pubblicati su Youtube da qualcuno che dà lezioni (sperando che altri non trovino ridicoli i video analoghi pubblicati dal sottoscritto sul canale di Motoskills). E lasciano interdetti le interminabili discussioni sulla pressione ottimale delle gomme, dove inevitabilmente si finisce per consigliare valori usati in pista con gomme racing. Senza considerare che le gomme da competizione sono completamente differenti da quelle stradali per costruzione, mescole, temperature di lavoro.

E ancora, consigli su come mettere le mani sulla moto, settare le sospensioni, scegliere il lubrificante giusto.

Per gli esperti è una guerra persa, perché se si entra in quelle discussioni portando un pensiero eretico, si viene guardati con scetticismo, quando non addirittura attaccati da chi preferisce credere alle verità degli opinion leader.

Così si finisce per credere all’incredibile. C’è gente convinta che un normale motociclista possa essere più bravo a decidere quale sia la pressione giusta di un pneumatico rispetto agli ingegneri e ai collaudatori della casa che produce il pneumatico stesso e della casa motociclistica che ha scelto di adottarlo. E lo scrivo con rispetto per quel motociclista, che sarà anche bravissimo, ma che non potrà mai avere le informazioni in possesso di chi ha sviluppato quella gomma.

In tutto questo gli algoritmi dei social e dei motori di ricerca non aiutano.

Perché chi scrive un messaggio corretto ma generico, avrà sempre meno visibilità di chi cerca l’acchiappaclick. E siccome Google premia chi ha più visibilità e contatti, il risultato è che chi riesce a conquistarsi una buona base di contatti, follower o visibilità, finisce per uscire prima nelle pagine del motore di ricerca. Il risultato è che avere tanti follower fa (anche) attendibilità.

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Come può difendersi il lettore?

Il consiglio è di attingere a più fonti, facendo verifiche incrociate. E bisogna avere sempre un forte spirito critico. Chiedetevi chi è colui che parla, e come e quanto sia realmente esperto e disinteressato.. Questa però non è che una soluzione tampone. Perché servirebbe un approccio totalmente diverso. Quella attuale è infatti una società nella quale in troppi parlano, con il risultato che si sta perdendo (o si è persa) quella preziosissima cultura sviluppata nel tempo e tramandata da chi realmente sapeva.

Sull’argomento ho pubblicato già un articolo su In Moto, rilanciandolo con un post su Facebook, dove sono arrivati dei commenti interessanti, che riporto integralmente.

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Gianluca: il web andrebbe insegnato nelle scuole

Mi occupo di web marketing per lavoro e sono motociclista da una vita e gestisco anche dei progetti online nel nostro amato settore, spero quindi di poter dare qualche spunto utile alla discussione.

Il punto è stato già centrato nell’articolo… Gli algoritmi danno visibilità a chi è considerato più ‘autorevole’ ma questa autorevolezza è calcolata sulla base di molti fattori (anche manipolabili) che non entrano realmente nel merito della qualità e della veridicità di quello che si comunica.

Ecco quindi che persone non del mestiere ma che, per svariati motivi, godono di popolarità hanno lo stesso peso (sui social o su Google) di una testata giornalista o comunque di un esperto riconosciuto.

Questo sistema a mio avviso non è destinato a cambiare. Quello su cui si dovrebbe invece lavorare e investire (e qui il discorso si allargherebbe a tutta la comunicazione online in generale) è rendere gli utenti consapevoli di queste dinamiche e in grado di distinguere l’attendibilità e la qualità di una fonte.

Purtroppo in Italia siamo indietrissimo su questo, andrebbe insegnato nelle scuole come funziona il web… Molti dei ragazzi di oggi che ‘sembrano’ supertecnologici, in realtà non hanno la minima idea di come funziona un sito web o un motore di ricerca.

Una grande percentuale degli utenti che, per lavoro, raggiungo ad esempio con campagne Google Ads, neanche sono consapevoli di aver cliccato su un annuncio a pagamento… Questo lo trovo gravissimo dal mio punto di vista, e fa capire tutto sul livello mediocre di conoscenza che abbiamo in Italia del web.

Tutti questi utenti, a mio avviso, sono facili ‘prede’ di notizie e contenuti spam, e quindi anche di fantomatici e improvvisati guru del settore motociclistico.

Servirebbe una cultura di base che al momento è praticamente assente… Tutti col cellulare in mano senza sapere minimamente come funziona il web e come vengono trattati i propri dati”.

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Fabio: servirebbero le credenziali di chi scrive

“Ho intercettato il tuo articolo riguardante i nuovi motociclisti che trovano informazioni da tuttologhi spesso deliranti. Io penso che il problema si risolverebbe solo se si allegassero le credenziali di chi scrive. Ognuno può avere le proprie opinioni, ma ci sono delle verità assolute, tipo (l’uso dei) freni anteriori.

(Il riferimento è per il mio articolo uscito su In Moto, nel quale racconto di un amico collaudatore che ha avuto uno scontro con un motociclista secondo il quale il freno anteriore è meglio non usarlo, Mastic)

Il guaio è che le nuove generazioni sono abituate a ricevere come imbuti e non a cercare, avvalendosi delle esperienze di chi li ha preceduti”.

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Home Forum Quegli ignoranti da social

Visualizzazione 4 filoni di risposte
  • Autore
    Post
    • #25528
      Mastic
      Amministratore del forum

      Ci ho pensato a lungo, poi finalmente ho messo mano all’articolo sugli effetti della cultura dei social sulla moto.

      A qualcuno non piacerà, ma secondo me è arrivato il momento di mettere mano a un problema grave, originato da uno strano analfabetismo del web.

      Leggete il mio articolo e dite la vostra, se ci va!

    • #25539
      sec
      Partecipante

      Dostoevski, capo! Perche’ – come sempre – la risposta potresti ricercarla nel presente o nel futuro…. ma si va piu’ a colpo sicuro se la cerchi nel passato. Erano piu’ bravi e saggi, non ci sono cazzi.
      Si diceva… Fyodor: l’ essere umano e’ stupido. Tanto stupido che spesso effettua – volontariamente – scelte non basate su criteri razionali e (propria) convenienza bensi’ sui suoi capricci. E tutto cio’ perche’ l’ orgoglio dell’ essere umano risiede nella sua “volonta'”, intesa come libero arbitrio, la possibilita’ che ci e’ data di decidere il proprio destino.
      Allora succede che ignori l’ opinione dell’ esperto e fai tua la cazzata dell’ opinionista di turno proprio perche’ e’ controcorrente, proprio perche’ e’ diversa dalla razionale e comprovata (ma “noiosa”) versione “factory”.
      Secondo me tutti sono capaci di distinguere un esperto da un cazzaro. La domanda che ti devi fare e’ perche’ poi si decide – coscientemente – di seguire ed appoggiare il cazzaro.
      La seconda cosa che ti devi chiedere e’ se le opinioni che difendi in rete a spada tratta sono poi cose che metti anche in pratica nella vita reale: dopo aver letto ed aver orgogliosamente concordato (online) con passione con l’ opinionista di turno sulla sua teoria sulla pressione degli pneumatici…. siamo poi cosi’ sicuri che quella pressione l’ adotti o – sotto sotto – continui ad usare quella consigliata dalla fabbrica?
      E’ il mondo dell’ opinione, della dialettica, dello spettacolo fine a se stesso.
      Io credo sia un mondo inutile. Profondamente democratico – questo si – ma con l’ accezione di democrazia teorizzata da Platone in “Politeia”… ovvero inutile caos fine a se stesso.
      Non sono d’ accordo con Gianluca quando parla di alfabetizzazione media dell’ internauta italiota. Ovvero sono d’ accordo con lui… ma al netto della nazionalita’: e’ un dannatissimo problema generale, non e’ che siamo noi a stare “indietro”.
      Sulla qualita’ degli algoritmi usati dai motori di ricerca per spingere i contenuti e’ meglio non parlare. Criteri piu’ scriteriati non potrebbero essere stati scelti. Quando pensi che questa e’ la gente che sta sviluppando “l’ intelligenza artificiale” 😀 😀 😀 non puoi fare a meno di versare una lacrima sul futuro del genere umano… o di ridere!

      I social andrebbero letteralmente ignorati.
      Ric… io di moto (ma parlo anche in generale) leggo solo su pochissimi canali selezionati, gente che ho capito che ne capisce. Con te qualche volta discordiamo e pure di brutto… ma lo so che ne capisci e di te mi fido, ciecamente. E sai pure scrivere.
      I social possono anche morire domattina, non mi tange per nulla.

    • #25541
      sbilf
      Partecipante

      Ciao capo (sempresalutareilcapo :-):-) )
      Provo adire la mia opinione,

      sintetizzando il tutto si potrebbe dire che la colpa di cio è solo ed esclusivamente della fretta.
      Fretta di arrivare ai primi posti nella ricerca di gugol per i primi fretta di conoscere la risposta al loro quesito per i secondi

      I primi sono quelli che pubblicano i secondi quelli che leggono spero sisia capito questo:-)
      A mio modo di vedere comunque non lo ritengo un problema perche (Tu Mastic lo sai) solo con la teoria si fà poco ci vuole anche la pratica quindi quando quelli che leggono e faranno le cavolate lette in internet cè solo da sperarare che non causino danni troppo grandi.Difendersi da queste cose non è possibile,se hai bisogno di avere delle risposte a dei quesiti/dubbi o semplici ricerche non sempre puoi conoscere una fonte/sito sicuro a volte devi fidarti.
      Ovviamente ci vuole criterio nella ricerca e questo non lo insegni ognuno ha il proprio.Solo l’esperinza ti insegna a distinguere l’esperto dal cazzaro come dice Sec.
      Sulla questione domande/risposte date a menbro di segugio non vale la pena arrovellarsi il cervello ci sono sempre state (una volta rimanevano in ambiti confinati-osterie-bar-sale da gioco-da ballo circoli piu o meno sportivi ecc,ecc ora le trovi in tutto l’universo:-) )

      PS-Sec per ripondere a una tua domanda nel post sopra direi che si segue il cazzaro perche ci si diverte di più :-):-):-)

    • #25543
      Mastic
      Amministratore del forum

      Vi amo con i vostri interventi. Dosto e Plato poi sono proprio fighi. Gli creerei anche un profilo su Motoskills, ma forse posso accontentarmi di Sophia Loren, che da oggi mi segue ufficialmente su Instagram! Vedere per credere.
      Ecco, appunto, io che la vera Sophia mi segua su Instagram non ci ho creduto manco un decimo di secondo. Anche se mi segue Dio (e pure questo è vero).
      Però la fuffa è tanta. E io inizio scherzando per dirvi però che sono assai meno ottimista di voi. Perché c’è un calo del livello culturale (e ovviamente non parlo solo di moto, il fenomeno da me descritto abbraccia un po’ tutte le nostre attività online) pazzesco. Si parla spesso di analfabetismo di ritorno. Ecco c’è anche l’analfabetismo della rete. Che dà un enorme contributo a creare tanti altri analfabetismi.
      E non parlo solo di bufale e venditori di fumo. Parlo anche di abitudini.

      Sono un malato di cinema, qualcuno qui lo sa. Fino a parecchi anni fa avevo un mio spacciatore di DVD, un bancarellaro (quelli che vanno alle fiere di paese con il furgone) pieno di soldi fino agli occhi che rilevava magazzini pieni di DVD da gente che falliva. Aveva un magazzino sterminato e mi trovava i titoli più strani. Spendevo da lui 15-20 euro a settimana, e gli ordinavo i titoli che cercavo. Di solito li trovava.
      Poi è iniziato che alla sera quando vuoi vederti un film lo guardi in streaming. E la qualità dei miei film si è abbassata. Perché ho smesso di cercare i titoli sul Morandini e poi mettermi in caccia dei video. Ho iniziato a prendermi quello che mi arriva.
      Appiattimento.
      La sera vado a letto e voglio vedere qualcosa su Youtube. Cerco bei documentari di solito su temi che mi affascinano. Però, in agguato c’è quella maledetta abitudine di scegliere fra ciò che la rete mi propone. Anche questo mi impoverisce.
      Ecco, ho finito per allargare il discorso

      • #25546
        sec
        Partecipante

        …. mi sa che Dio segue tutti noi, capo! 😛 (ma non ha bisogno di Instagram 😀 😀 :D)

        Ecco … allarga, allargalo il discorso: e’ l’ unico antidoto all’ appiattimento della “cultura” odierna!

        Grazie ar cazzo che il livello si e’ abbassato…. anzi, e’ proprio crollato: la giornata ha 24 ore e le ore “libere” sono poche. Un tempo ci si guardava un buon film o si leggeva un ottimo libro, per non parlare di quando ci si dedicava a quattro chiacchere serie tra persone che sanno quello che dicono.
        Adesso si e’ bombardati dalla rete… dove vuoi che vada a finire il livello culturale?
        Chissa’ se ci hanno pensato a questo fattore, quelli che sviluppano l’ “intelligenza artificiale”. E’ forse quello che vogliono? Nahhh…. evitiamo il cospirazionismo… io dico che i primi scemi che non hanno capito un tubo sono proprio loro. “Digitalizzare” la comunicazione…. seee…. stiamo freschi…. 🙁

        Incredibile… viviamo in un’ epoca dove il tasso di alfabetizzazione e’ TEORICAMENTE piu’ alto di sempre ma in pratica non credo proprio che cio’ corrisponda alla realta’. Ci siamo ridotti a “retweettare” contenuti di poche righe e di una banalita’/inconsistenza assurda. Si e’ completamente persa la capacita’ di produrre pensiero critico/analitico e sfumature. Cultura digitale: like/dislike, good/bad…

        Aho, hai visto “Non guardare in alto” di Adam McKay (cast della madonna con Meryl Streep, Di Caprio, Jennifer Lawrence, Cate Blanchett etc etc)?
        Uno dei film piu’ intelligenti che ho mai visto, una satira/critica alla mentalita’ dei nostri tempi da farti ridere, incazzare, pensare ….
        Adam McKay e’ quello di “The big short”, altro film da vedere.

    • #25547
      Roxxana
      Partecipante

      È difficile rispondere centrando il discorso “ignoranza” sui social, e peggio mi sento a restringere il campo all’ambiente motociclistico.
      Il deterioramento mi sembra abbia ben oltrepassato l’ambito culturale, ormai temo che sia un deterioramento cognitivo globale.
      Tento di consolarmi con il vecchio adagio “Beati orbi in terra caecorum” ma il capire ed il non capire sono più difficili da discutere rispetto al vedere o non vedere.
      La mia personale fortuna è che evito di entrare in certe situazioni imbarazzanti in cui pare che la giusta pressione di uno pneumatico sia determinata dal numero di manine col pollice alzato.
      Ho assistito divertendomi un po’ alle spalle di personaggi che si sono costruiti una reputazione da Grandi Esperti di Tutto Ciò Che È Motociclismo (essendo realmente esperti, solo in un loro ristretto ambito del grande mondo); poi magari parlando con un capo meccanico di qualche loro “sentenza” sentirli smutandare impietosamente ma in forma privata.
      La piazza dei newsgroup (si vede che sono antica, eh?), poi dei forum, poi dei social è l’amplificatore del vecchio baretto dei motociclisti, dove trovavi il fanfarone e il capo gang a tenere comizio; e nell’angolino per pochi ma buoni anche quello che ne sa qualcosa per davvero ma mica lo dice a tutti.

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