Professione guida per gruppi di motociclisti
Andrea Arcesi (@multistrangola) da molti anni porta motociclisti in giro per l’Italia, organizzando raduni e uscite per diversi gruppi, con record anche di 400 moto, ovviamente scortate dalle forze dell’ordine per via del loro numero. La sua è ormai quasi una professione, svolta ovviamente sempre a titolo gratuito. Con oneri e onori
di Andrea Arcesi (Multistrangola)
Vado in moto da una vita e per me la moto è condivisione, è uscire con gli amici e condividere questa passione. Quando chiudo la visiera però, sono talmente solo con me stesso e il mio mezzo, che al momento in cui mi fermo sento spesso il bisogno di stare in compagnia.
Questo mio continuo condividere mi ha portato quasi senza accorgermene a diventare un punto di riferimento per molti amici. Del resto la mia passione mi spinge a organizzare spesso eventi e raduni motociclistici. Insomma sono quello che di solito viene indicato o riconosciuto come il capogruppo. Un ruolo che molti sottovalutano, ma che richiede tanto impegno, e comporta parecchio stress.
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L’uscita inizia con una buona fase di preparazione

Quando si portano in strada le moto, buona parte del lavoro è stato già fatto. Dietro un’uscita c’è infatti sempre un robusto lavoro di preparazione. Si comincia determinando il tipo di giro che si vuole fare: impegnativo con andature “divertenti” o passeggiata rilassata?
La scelta dipende anche dal numero dei partecipanti, e dalle loro peculiarità, il loro livello d’esperienza, le moto possedute, le loro aspettative.
Quando il gruppo è ristretto e omogeneo come livello tecnico, si può anche adottare un ritmo allegro e magari affrontare distanze elevate. Ma bisogna essere sicuri al 100% sulle persone che si portano in giro. I motociclisti aggressivi o competitivi, e quelli che tendono ad andare a un ritmo eccessivo per loro capacità, non consentono di optare per il giretto allegro. Così come il gruppo numeroso e magari composto da una variegata tipologia di moto e di “conducenti”, va sempre regolato verso il…basso. Insomma, l’andatura va fatta facendo in modo che si sentano a loro agio anche i più tranquilli.
Nella fase di preparazione stabilisco anche le soste del giro, e se siamo in tanti, prenoto in anticipo il posto dove mangiare. A riguardo specifico che cerco sempre di bandire il consumo di alcol.
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La gestione del gruppo

Quando porto in strada molte moto, mi organizzo sempre con 3-4 amici d’esperienza e affidabili per far fare loro le staffette. E a un altro amico, che deve necessariamente conoscere il percorso, faccio fare la scopa.
In questo modo, in strada io tiro sempre la fila, con le staffette che mi seguono direttamente. Ogni volta che c’è un incrocio, indico a una staffetta di fermarsi, per attendere il passaggio di tutto il gruppo. Dopodiché la staffetta dovrà velocemente risalire il gruppo per tornare alle mie spalle e rendersi disponibile per un prossimo incrocio.
In marcia il gruppo si forma spontaneamente con i più veloci nella parte anteriore e i più lenti che tranquilli seguono. Tanto ci sarà sempre qualcuno a indicare loro la strada. In questo modo gli ultimi non sentiranno l’ansia di dover raggiungere quelli che li precedono e che, magari, li hanno un po’ staccati. Altrimenti, quello che succede è che in fondo al gruppo si raggiungono velocità elevatissime nei rettilinei, cosa proibita dal Codice della Strada e pericolosa.
Per lo stesso motivo, le staffette hanno la consegna di richiamare chi dovesse fare l’elastico, rallentando appositamente per fare poi un tratto ad alta velocità. L’incidente di un solo motociclista rovinerebbe l’uscita di tutti.
La “scopa” oltre al compito di chiudere il gruppo è incaricata di recuperare eventuali partecipanti che per qualsiasi esigenza si sono dovuti fermare. Ho sempre evitato che si fermasse tutto il gruppo a prestare assistenza a una moto ferma, perché si creerebbero grossi problemi di sicurezza e di viabilità. Se poi ci sono problemi più gravi, può sempre chiamarmi: sul casco ho l’interfono collegato al telefono.
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L’equipaggiamento “minimo”
Tra i mie amici è famoso il peso della mia borsa da serbatoio. Questo perché nel suo interno si nasconde una piccola officina, completa di compressore e di set ripara gomme. Si può dire che in tutti i raduni ho sempre dovuto tirare fuori gli attrezzi per qualche piccolo intervento. A volte per stringere uno specchietto, a volte ho sostituito una leva del freno o della frizione; una volta ho smontato un guard rail sotto il quale si era incastrata una moto scivolata (conducente illeso). Poi, ovviamente, ho rimontato quel guard rail.
Nella mia dotazione non manca un kit di pronto soccorso, che fortunatamente ho usato poco in carriera. Porto anche qualcosa contro le punture degli insetti, collirio e pillole antistaminiche. E ho seguito dei corsi di primo soccorso, con indirizzo motociclistico.
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Perché fare il capogruppo

Quella di essere a capo di un gruppo è un onore, ma ancora di più un onere. Si sente la responsabilità di riportare a casa sani e salvi tutti i partecipanti. Un peso che a volta spegne il piacere di girare in moto; ma fa parte della passione di cui parlavo all’inizio. E quando vedo tanti motociclisti felici intorno a me mi sento ripagato di tutto ciò che faccio.
Vi aspetto per le prossime uscite!
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