Mario Lega e quel curvone a Spa da sesta piena
1977, Spa Francorchamps, in Belgio. Mario Lega è in testa al Mondiale 250, ma nelle libere non riesce a scendere nei tempi ed è nella situazione nella quale non ne capisce neanche il motivo. Poi ha incontrato un pilota finlandese e…
Scorro Facebook e capito nel profilo di Mario Lega. I lettori giovani probabilmente non lo conoscono. Mario nel 1977 è stato campione del mondo della 250, con la Morbidelli.
Seguo sempre con piacere la sua pagina: Lega sa scrivere. E ama raccontare aneddoti e storie del passato. Di un motociclismo che ho conosciuto anche io.
Non mancano foto da brivido. Ha corso sugli stradali pericolosissimi che facevano parte del Motomondiale fino agli anni Ottanta. E in generale racconta un motociclismo più vicino a noi appassionati, con meno professionismo ostentato.
Oggi ha pubblicato un racconto che non conoscevo, e gli ho chiesto se gli andava di condividerlo anche qui su Motoskills.it. Leggetelo e capirete perché mi è piaciuto. E forse anche voi chiederete a Mario, come tantissimi suoi fan, di decidersi a riunire i suoi racconti in un libro. Non aggiungo altro, vi lascio alle sue parole.

L’episodio si svolge a Spa, nel 77, ero in testa al Mondiale e particolare non da poco, non conoscevo nessuna delle piste dove andavo a giocarmi il titolo. Venivamo da Assen, dove avevo battagliato a lungo con Mick Grant, ufficiale Kawasaki, quando cominciò a piovere e si rimescolarono le carte. Pur essendo abbastanza veloce con il bagnato, la posta era troppo alta per me e finii la gara in difesa perdendo diverse posizioni per paura di compromettere tutto.
La gara di Francorchamps, doveva essere una specie di riscatto, per noi della Morbidelli, perché avevamo una moto particolarmente veloce sul dritto e a Spa ce n’è a volontà. Però i problemi sorsero subito dopo il primo turno prove: ero terz’ultimo!
Le curve non erano tante e ricordavo abbastanza bene il tracciato, ma i tempi non si abbassavano. Il tracciato era lungo 14 km, il doppio guard–rail che incorniciava tutto il tracciato stradale, demoliva tutte le velleità di forzare ulteriormente staccate e traiettorie, in quanto la «media» sul giro era poco sopra i 200 km/h. Terminato il secondo turno, le cose non migliorarono, ero depresso, non tanto per la posizione, quanto per il distacco dai primi, che era abissale.
Eravamo alloggiati all’Hotel Moderne, che di moderno non aveva proprio nulla, pavimenti di legno cigolanti sotto ai piedi, bagno in camera da letto separato da una tenda: tetro come il mio umore. Giù, nella hall cera un bigliardino, quattro buche più funghetti, stecche. Pioveva, ero solo, appartato con i miei pensieri, quando venni avvicinato da Tapio Virtaanen, un simpatico pilota Finlandese che correva con una bellissima, ma vetusta MZ, nella mia stessa categoria. Espansivo e ridanciano (una rarità per un finlandese) mi sfidò subito.
Mario – mi disse- facciamo una partita?
Non ci penso nemmeno –risposi-.
E lui di rimando- Why?-.
Come why, non hai visto la classifica dei tempi? Se la capovolgi, sono in prima fila!
Lui capì il mio stato d’animo, e cercando di analizzare il mio problema iniziò ad interrogarmi. Parlammo di curve punti di frenata traiettorie, in particolare si soffermò sulla terribile curva di Malmedì – la fai full petroll, vero? (a tutto gas).
In sesta? Full petrol? Malmedì era una curva destrorsa, larghissima, preceduta da un lunghissimo rettilineo, fortemente in discesa dove le moto raggiungevano la velocità massima, con il rapporto finale più lungo. L’uscita non si vedeva ed era in salita, quindi il motore “moriva”, ma il peggio era che lo spazio di fuga era inesistente, e il doppio guard-rail ti accompagnava costantemente.
No, Tapio, vorrei tentare di vincere il mondiale, non di ammazzarmi- risposi-.
Lui, sempre più infervorato, convinto di aver trovato la falla sul mio giro, insistette – ma la fanno tutti full petroll, schiacciato sul serbatoio, senza aprire né gomito, né ginocchio: tutto in carena: chiedi a chi vuoi, sure!
Non mi aveva convinto! Camminavo avanti e indietro come un leone in gabbia, passa un pilota della nostra categoria e gli chiede a bruciapelo: come la fai la curva di Malmedì? Full petroll, perché? Sorriso a 42 denti di Tapio ed io con gli occhi sbarrati.
Incontro Angel Nieto, lo interrogo, mi conferma che con le piccole cilindrate, il problema è ancora più evidente, e con la sua proverbiale mimica mi dice: con la 125cc, se alzi il dito mignolo, il motore cala di 1000 giri.
Non posso interpellare troppi piloti, sto lottando per il mondiale e non si deve spargere la voce che non so fare quella stramaledetta curva. Sabato ultimo giorno di prove, devo assolutamente provare a percorrerla a tutto gas.

Comincio cercando di tenere il gas spalancato, in sesta, ma tutto fuori e gambe aperte: ci sto dentro. Inizio ad abbassarmi con il petto sul serbatoio, ma il ginocchio non mi riesce proprio di chiuderlo: ne esco.
Ultimo turno di prove ufficiali, ho rimasto da tirar dentro il ginocchio e stringere i gomiti, ogni 14 km, e 3 minuti e passa mi si ripresenta il problema: quest’altro giro lo faccio, quest’altro giro lo faccio.
Finalmente ci riesco. Violentando il mio spirito di conservazione la faccio, full petroll, e steso come se fossi in rettilineo, lo stivale e la staffa sfregano l’asfalto, il motore non è calato di giri, esco come un proiettile dalla salita, la moto urla tutta la sua gioia, arrivo in un baleno alla esse di Stavelot…ecco la Source, ultimo e unico tornante lento del tracciato, taglio il traguardo: terzo tempo, 208 kmh di media: sono in prima fila a pochi decimi da Villa e Katayama, ora ho capito e venderò cara la pelle.
Arriva Tapio, tutto sudato con la lista dei tempi in mano, e mi urla da lontano: -Mario, full petroll vero?- Yesss!- Lo abbraccio e ringraziandolo gli chiedo: ma perché l’hai fatto? In fondo siamo avversari. Ma per giocare a bigliardino questa sera naturalmente.

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