Suzuki Hayabusa 2021: davvero ha ancora senso?
La Suzuki rinnova la sua maxi, rendendola più adatta alla strada. Il nuovo motore ha più schiena in basso e velocità limitata a “soli” 299 km/h. Bellissima: proviamo a indagare il senso di una maxi come questa
Venti anni dopo la prima versione, la Suzuki rilancia la sua Hayabusa, una delle prime moto a entrare nell’esclusivo club dei 300; quello delle moto in grado di spingere la lancetta del tachimetro a questa fatidica cifra e oltre.
L’Hayabusa nacque per superare i 300 km/h
C’erano una volta le Sport Touring superprestazionali, l’equivalente delle automobili da gran turismo. Erano sportive, ma non sportivissime. Di grandi dimensioni, pesanti, raffinate ciclisticamente. Avevano dei motoroni grandi e potenti, esagerati, che spingevano con un vigore incredibile anche dai bassi e medi regimi. E si guidavano bene, almeno sul misto non troppo stretto e sul veloce. Ed erano spesso più agili di quanto si pensasse.
La Suzuki Hayabusa è stata sicuramente una delle protagoniste di questo segmento, e nel 2013 ha fatto molto rumore l’ultima versione, con motore 1.340 cc da 197 cavalli. La guidai per due giorni di seguito a una prova di pneumatici, sulle strade strette del Chianti, in Toscana. Con me c’erano altri colleghi giornalisti, in sella ad altre moto. Ricordo che faticavo un po’ a stare con loro sullo stretto, ma quando trovavo un rettilineo aperto, mi divertivo a sentire la botta del motore. Entusiasmante.

Una moto al passo con i tempi
Oggi la Suzuki rilancia l’Hayabusa, con una chiave leggermente diversa. La nuova maxi è al passo con i tempi in tema di dotazioni elettroniche. Ha tutto, dall’antiwheelie all’antistoppie. Passando per diverse mappature che prevedono la possibilità di regolare l’erogazione e il freno motore. Non mancano l’ABS cornering, il launch control e un sistema analogo a quello automobilistico che nelle partenze in salita tiene automaticamente il freno per 30 secondi, agevolando la partenza.
A cosa serve su una moto come questa? Mistero.
Di certo la nuova Hayabusa è più trattabile della precedente. Ha 7 cavalli in meno (siamo a 190 contro 197), e 5 kgm in meno di coppia (150 contro 155). Ma non va meno. Anzi, probabilmente andrà di più. Perché ha molta più schiena. Ha più potenza e coppia di qualunque altra moto ai regimi medio-bassi. Che poi sono quelli che si usano di più in strada. Soprattutto con una moto che fa i 150 in prima.


In Suzuki promettono dunque una moto che prende ancora di più in basso, con un tiro vigorosissimo. E a far andare sempre più forte anche i meno smaliziati, ci si mettono i controlli elettronici, che consentono a chiunque di aprire il gas in curva, non curandosi troppo della capacità della ruota posteriore di tenere botta a tanta potenza.
Non era così quando sono uscite le sport touring ad alte prestazioni. Fra massa e coppia spesso mettevano in crisi la gomma posteriore. E nelle svolte era facile sentire la gomma dietro scivolare. Con il rischio di finire a terra, se non si aveva la capacità di dosare il gas.
La nuova Hayabusa resta nel club dei 300, anche se è autolimitata a 299 km/h. Pesa 264 kg, e non sarà un fuscello da guidare sullo stretto. Dove andrà meglio lo sapete già: sul veloce.

Un animale da autostrada
Immaginate un’autostrada tedesca, senza limiti di velocità, possibilmente con delle curve morbide, buon asfalto liscio, pulito, non ondulato né consumato. Non troppo traffico.
Con l’Hayabusa si parte e si può viaggiare ai 200 morbidamente, con il motore intorno ai 6500 giri. Ci si può prendere il gusto di vedere il paesaggio intorno che corre veloce, accarezzando i curvoni e piegando dove gli altri restano dritti. Ti trovi davanti la macchina che va a 130 e ti costringe a rallentare? Con un tocco di gas torni ai 200 in un attimo, senza neanche scalare marcia dalla sesta.
Se invece vuoi fare proprio il cattivo, scali un paio di marce e apri il gas, mandando la lancetta del contagiri sul rosso. I 300 sono lì, a portata di mano, comodamente, senza prendere troppo vento. Sta a te decidere, se, come e quando.
Ecco, l’Hayabusa è così. Un’astronave che consente di vivere in un’altra dimensione, guardando tutti dall’alto in basso. Divora pneumatici come se fossero di burro. E fa volare via patenti e soldi per i verbali. In autostrada poi c’è il tutor. E, francamente, diciamola tutta: non è per nulla etico andare così forte su una strada aperta al traffico.
Ecco perché io, che per 14 anni ho avuto una Honda CBR 1100 XX, la prima moto a entrare nel club dei 300, e che fin qui ho raccontato delle sensazioni che in qualche modo mi sono note anche se ovviamente non ho guidato la nuova Hayabusa, oggi mi chiedo che senso abbia nel 2021 riproporre una moto come questa.
Nessun senso. E forse proprio per questo l’Hayabusa è bellissima, e io un giro ce lo farei volentieri. Per sentire quella impagabile sensazione del motore “grosso” che ti porta via con la coppia incontenibile, e che ti accompagna a spasso a 140 all’ora borbottando a basso regime. Poi, in tasca, se voglio, ho sempre la riserva necessaria per alzare la voce: basta girare il gas.
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