Se hai un poltergeist nel motore
“Secondo me hai un poltergeist nel motore!”. Me lo ha detto ridendo @stefano.gr, di professione meccanico, che da molti mesi corre dietro ai difetti elettronici dell’auto di mia figlia. La macchina fa le cose più strane, per poi tornare a funzionare perfettamente e non segnalare nessun problema quando si collega la diagnosi. Questa sua frase scherzosa, mi ha fatto ripensare a quanti difetti e rotture incomprensibili si verificano sulle moto

L’elettronica ha regalato ai nostri mezzi prestazioni e affidabilità incredibili. Però, quando impazzisce può divenire un incubo. Perché a volte inganna anche i sistemi di diagnosi di cui oggi tutti i meccanici sono dotati.
Ho aperto con la macchina di mia figlia, che sembra posseduta dal maligno, ma anche con le moto non va meglio. A fine 2008 feci una gara d’Endurance con la Ducati 1098 di un preparatore molto noto sulla piazza romana. La moto era bellissima, e ci andammo a Magione per provarla e metterla a punto in vista della gara. Non riuscimmo a chiudere neanche un giro di pista: il cilindro anteriore “sparava”, perdeva colpi. Tipico problema da bobina. Ok, l’abbiamo sostituita, ma il problema è rimasto.
Tornati a casa, la moto è stata smontata e riprovata al banco. Sembrava perfetta, ma quando ci siamo presentati a Vallelunga per le prime prove, il difetto si è riaffacciato.
Da lì è iniziato un incubo durato due giorni. Il meccanico ha sostituito praticamente tutto l’impianto elettrico, ma la moto non funzionava mai. I turni di prova passavano e noi non riuscivamo a guidare. Alla fine il tentativo disperato e irrazionale da ultima spiaggia: “cambio anche la bobina del cilindro posteriore, quello che va bene”. E la moto… ha iniziato ad andare!
Si, avete letto bene: un problema della bobina di un cilindro faceva impazzire la centralina che in questo modo pilotava male l’altro cilindro. E dava risposte errate anche in diagnosi. Oggi ci sono forum per meccanici nei quali si parla di questi casi folli

Ma anche la meccanica. Non pensate che i problemi incomprensibili siano solo un fatto dell’era dell’elettronica. Il mio amico Silvio Manicardi, una vita fa era il responsabile dell’assistenza clienti alla Moto Guzzi. Parliamo degli anni Settanta. E dovette fronteggiare un problema grave: iniziarono a tornare indietro delle V7 nuove, con un problema al motore: aumentava la sfogliatura del riporto in cromo dei cilindri. Qualcosa che volgarmente potrebbe essere definito grippaggio.
Quel motore era universalmente ritenuto affidabile, ma all’improvviso le moto che tornavano indietro erano tante. Troppe.
Come in ogni azienda, la cosa ha dato luogo a una serie di controlli di qualità, che hanno riguardato tutte le procedure costruttive e di assemblaggio del propulsore. Ma era tutto a posto.
Si pensò anche a un sabotaggio. Perché gli anni Settanta erano particolarmente agitati politicamente, e l’Italia era nell’incubo del terrorismo.
A complicare la cosa si aggiunse la scoperta casuale di un dato inaspettato: le moto che tornavano indietro grippate erano state tutte costruite di venerdì!
Scherzando si potrebbe definire la maledizione del venerdì, ma immaginate quelli della Guzzi, che non sapevano che pesci pigliare. Finché, ripercorrendo le fasi del processo produttivo ci si rese conto di un particolare. Avete intuito già la soluzione? Ragionate, io intanto vado a capo, così scegliete se leggerla o se ragionare ancora.
Ricontrollando le procedure si è notato che il bagno di cromo nel quale venivano immersi i cilindri per il riporto superficiale veniva rinnovato ogni sabato. E si è capito che al venerdì, per i ritmi di produzione di quel periodo, era già esaurito. Riducendo a quattro giorni il ciclo utile del bagno di cromo, si risolse il problema, e anche le Moto Guzzi costruite al venerdì riguadagnarono l’affidabilità di quelle costruite negli altri giorni della settimana.

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