Due mesi dopo l’investimento mortale di Tempe, in Arizona, l’inchiesta di Uber ammette che il software di guida della vettura ha scelto di ignorare il pedone sul lato della strada. Negli stessi giorni, sempre in America, un’auto regolarmente in commercio aveva investito senza conseguenze un motociclista fermo al semaforo. Forse la corsa all’automazione delle auto nasconde dei pericoli che in troppi stanno sottovalutando (Foto d’apertura di Dllu)
La Volvo XC90 di Uber protagonista del tragico incidente di Tempe
La gatta frettolosa fa i gattini ciechi. L’origine di questo proverbio sembra risalga addirittura a Esopo, scrittore greco vissuto 2600 anni fa, che non sapeva nulla di auto a guida autonoma. Il suo detto descrive bene cosa sta succedendo con la corsa all’automazione dei veicoli. Tutti i costruttori di automobili ci stanno investendo grandi risorse, tutti sono ansiosi di arrivare prima a comunicare ai loro clienti di aver sviluppato auto in grado di fare da sole. E ci immaginiamo i poveri ingegneri responsabili dei progetti di ricerca, convocati dai board aziendali che impongono loro una marcia a tappe forzate verso l’eliminazione della figura del conducente. Peccato che poi succedano incidenti che ci riportano con i piedi per terra. E ci facciano capire che stiamo correndo dei rischi. Inutili.
Vi ricordate l’investimento mortale del 18 marzo scorso in Arizona, a Tempe? Un’automobile di Uber, che stava viaggiando in modalità sperimentale completamente automatica, ha investito Elaine Herzberg, una donna di 47 anni che attraversava la strada portando a mano una bicicletta. Uber dopo quell’incidente ha interrotto immediatamente tutti i test su strade aperte al traffico. Ora sono arrivati i primi risultati dell’inchiesta interna, e il risultato è che ha sbagliato il software.
L’auto, o meglio, il computer che la guidava, aveva visto correttamente la donna sul lato della strada, ma la sua logica di funzionamento ha deciso di ignorarla
Ne dà notizia il sito theinformation.com, e dall’articolo si capisce quanto ci sia ancora da lavorare sui software che gestiscono l’automazione alla guida.
Il problema è il rischio di scambiare oggetti inanimati a lato della strada per pedoni che vogliono attraversare. Le logiche di funzionamento dei software si stanno affinando per riconoscere al meglio i veri pedoni, ma debbono anche imparare a riconoscere i falsi positivi. Perché altrimenti l’auto farebbe dei continui stop, per valutare se il cestino dei rifiuti attaccato al palo sul lato della strada vuole attraversare. E allora ecco che si è aggirato questo problema inserendo nella logica di funzionamento delle condizioni minime perché quella figura a lato della strada sia considerata degna di attenzione e la vettura si fermi. Elaine Erzberg, evidentemente, non è rientrata in quei criteri minimi, l’auto non si è fermata, ed è stata investita.
Un test estremo su circuito chiuso di un’auto senza conducente
Tutto normale, se non fosse che forse questo tipo di sperimentazione non andrebbe condotta su strade aperte al pubblico, se non in condizioni di massima sicurezza. Il sito recode.net, ad esempio, introduce una comparazione interessante fra le sperimentazioni portate avanti da Waymo (Google) e Uber. Waymo continua a usare due conducenti d’emergenza, e ha un tasso di interventi bassissimo: uno ogni 5.600 miglia percorse. Uber al contrario utilizzerebbe un solo guidatore d’emergenza, con un tasso d’intervento di uno al miglio lo scorso anno. Mentre quest’anno -secondo il New York Times– prima dell’incidente viaggiava su un intervento ogni 13 miglia percorse.
Il problema non riguarda solo le sperimentazioni su auto a guida automatica. Sempre a marzo, sempre negli Stati Uniti, sempre in Arizona, ma questa volta a Phoenix, c’era stato un altro incidente, del quale nessuno aveva parlato. Perché è stato derubricato a banale tamponamento. Ma a ben guardare è forse ancora più inquietante. Perché riguarda un’auto regolarmente in commercio, la Tesla, che in modalità Autopilot ha investito un poliziotto motociclista fermo al semaforo davanti a lei. Un banale tamponamento, ha detto la Polizia di Phoenix, perché il poliziotto accortosi che l’auto ferma dietro di lui aveva ricominciato a muoversi, è saltato giù dalla moto di corsa, lasciandola cadere e… lasciandola investire dall’auto. OK, sul libretto di uso della Tesla è scritto che il sistema Autopilot non sostituisce il guidatore, che deve comunque sempre essere attento. Però sono diversi i proprietari di Tesla che, nonostante ci sia già stato un incidente mortale documentato, lasciano l’auto guidare da sola e si distraggono facendo altre cose. Perché alla fine, si tende a fidarsi della tecnologia.
Ecco perché i motociclisti sono molto preoccupati per la piega che sta prendendo questa corsa alla guida automatica dei veicoli. Servono opportune sperimentazioni, come chiede la FEMA da tempo, e come sta facendo privatamente l’RDW olandese.
Sono molte le città dove sono stati sperimentati questi minibus senza conducente (foto Pjotr Mahhonin)
Senza che lo leggiate, in coda vi riportiamo il comunicato stampa emesso dallo stesso Ministero dei Trasporti. Immediatamente dopo l’uscita del decreto in Gazzetta, la città di Torino si è candidata per essere la prima a ospitare con il suo hub tecnologico i test su strada. Ne ha dato notizia l’Agenzia ANSA.
Il testo del comunicato stampa del Ministero dei Trasporti
SMART ROAD: VIA LIBERA IN GAZZETTA UFFICIALE ALLE STRADE INTELLIGENTI, DALLE INFO SUL TRAFFICO ALL’ASSISTENZA ALLA GUIDA Da oggi la possibilità del Ministero di autorizzare le sperimentazioni su strada di veicoli a guida automatica Via libera alle smart road e alla sperimentazione su strada dei veicoli a guida automatica con la pubblicazione, ieri sera in Gazzetta Ufficiale, del decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti previsto dalla Legge di Bilancio 2018. Standard comuni per strade più connesse e sicure La legge scandisce interventi, tempi e tipi di strade interessate. Individua innanzitutto gli standard funzionali per realizzare strade più connesse e sicure che, grazie alle nuove tecnologie introdotte nelle infrastrutture stradali, possano dialogare con gli utenti a bordo dei veicoli, per fornire in tempo reale informazioni su traffico, incidenti, condizioni meteo, fino alle notizie turistiche che caratterizzano i diversi percorsi. Riguarderanno le tratte autostradali o statali di nuova realizzazione oppure oggetto di manutenzione straordinaria. In particolare, in una prima fase, entro il 2025, si interviene sulle infrastrutture italiane appartenenti alla rete europea TEN-T, Trans European Network – Transport, e su tutta la rete autostradale e statale. Progressivamente, i servizi saranno estesi a tutta la rete dello Sistema nazionale integrato dei trasporti, come individuata dall’allegato al Def 2017 “Connettere l’Italia”. Entro il 2030, saranno attivati ulteriori servizi: deviazione dei flussi, intervento sulle velocità medie per evitare congestioni, suggerimento di traiettorie, gestione dinamica degli accessi, dei parcheggi e del rifornimento, anche elettrico. E’ prevista l’installazione di dispositivi per il monitoraggio strutturale della staticità delle opere stradali. Gli interventi per la trasformazione in smart road sono stati identificati dopo un confronto con il settore e tenendo conto di quanto già realizzato da alcune concessionarie autostradali e da Anas. I costi degli interventi saranno a carico del concessionario o del gestore dell’infrastruttura. Veicoli automatici, possibile la sperimentazione su strada Allo stesso tempo, il decreto disegna il percorso verso la sperimentazione degli innovativi sistemi di assistenza alla guida sulle nuove infrastrutture connesse. La legge prevede che, da oggi, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti possa autorizzare, su richiesta e dopo specifica istruttoria, la sperimentazione di veicoli a guida automatica su alcuni tratti di strada, secondo specifiche modalità e controlli durante la sperimentazione, con lo scopo di assicurare che si svolga in condizioni di assoluta sicurezza. Possono chiedere l’autorizzazione istituti universitari, enti pubblici e privati di ricerca, costruttori del veicolo equipaggiato con le tecnologie di guida automatica. Un osservatorio di monitoraggio E’ prevista infine l’istituzione di un Osservatorio Smart Road presso il Mit, per monitorare l’attuazione del provvedimento.
Home›Forum›Chi ha paura delle auto a guida autonoma?
Questo dell’automazione delle automobili è un tema che mi ha preso molto. Per una rivista extrasettore nel marzo scorso ho fatto anche una corposa inchiesta, cercando di fare il punto e discernere fra gli annunci sensazionalistici dettati da esigenze di marketing e la realtà. Delle fughe in avanti però ci sono. I sistemi di livello 2 sono già presenti su tutte le vetture di alta gamma, e la Tesla si è spinta oltre, chiamando il suo sistema “Autopilot”. Ora sembra che l’Audi sia pronta al grande passo di commercializzare la prima vettura di Livello 3, quello che a oggi ha spaventato di più le aziende che stanno facendo ricerca. Perché, paradossalmente, è più facilmente realizzabile il livello 4 (che poggia su infrastrutture specifiche). I motociclisti sono spaventati. Ci sono già stati casi d’incidente. Il più noto è quello di una motociclista investita in autostrada nel Nord Europa. Ora l’RDW, l’Ente omologatore olandese, responsabile dell’omologazione della Tesla, ha effettuato i primi test pratici sul rapporto fra auto e moto. Poche notizie per ora, che vi ho riportato in un articolo, nel quale, in coda, ho inserito anche la classificazione dei 5 livelli di automazione. Lo trovate cliccando QUI
Mi pare che qualche tempo fa in una nazione del nord europa vietarono questo tipo di mezzi perchè uno di loro investi e feri gravemente una ragazza in sella alla sua moto.L’auto non la vide…
Rimangono dei paesi nei quali non sono normati i test su strada delle auto senza conducente. L’Italia per esempio. Mentre ci sono protocolli specifici in Germania, in Francia e in Spagna. Negli Stati Uniti ce ne sono in California, visto che Google ha fatto forti pressioni a riguardo. L’incidente al quale fai riferimento è quello che scatenò l’azione dei motociclisti di cui ho parlato nel mio articolo, che ha portato oggi ai test dell’RDW sulla Tesla. Però qui non si parla di auto a guida automatizzata di livello 5. L’auto che investì la donna in moto sull’autostrada olandese, ferendola, era una Tesla, e siamo al livello 2 di automazione. E’ un’auto regolarmente omologata e in commercio. E lo stesso sistema lo hanno tutte le ammiraglie delle varie case. Il livello 2 è diffuso. gli unici (sto andando un po’ a memoria) che lo vietarono sono i cinesi. Perché hanno avuto un incidente mortale legato a una Tesla. Di quell’incidente quando me ne occupai non erano stati forniti dati, per cui la Tesla stessa non lo riconosce e a oggi è documentato un solo incidente mortale legato a quell’automobile e al suo sistema Autopilot. E’ utile specificare che, nonostante il nome possa trarre in inganno, la Tesla sul manuale della vettura specifica chiaramente che non si tratta di un pilota automatico, che il conducente deve comunque essere attento e tenere le mani sul volante.
Per i camion la guida autonoma sembrerebbe un po più facile -almeno per viaggiare in colonna- dato che normalmente rispettano tutti la stessa velocità massima (con rare eccezioni inferiori) quindi se il compito dell’autista sia solo quello di controllare il mezzo o intervenire nei casi di emergenza a mantenere la distanza di sicurezza dal veicolo che precede e frenare in caso di emergenza quando essa si riduce è fattibile dato che già attualmente in commercio esistono automobili dotati di questi ausili.
Il problema nasce se l’uomo deve intervenire in situazioni di pericolo imminente che non deve farsi trovare impreparato perchè viaggiare per tanti chilometri e non fare nulla significa farsi prendere dall’abbiocco assicurato.
Ricevo da Nissan questo comunicato stampa, che vi riporto:
Nissan ha portato sulle strade di Tokyo il prototipo con la tecnologia di guida completamente autonoma di ultima generazione, il cui lancio sul mercato è previsto per il 2020.
Nissan Motor Corp. ha testato la nuova tecnologia ProPILOT su una berlina sportiva INFINITI Q50 opportunamente modificata. La tecnologia permette al veicolo di funzionare in maniera autonoma in città e in autostrada: il guidatore non deve far altro che selezionare una destinazione sul navigatore di bordo e lasciarsi trasportare fino all’arrivo.
L’intelligenza artificiale del sistema utilizza i dati raccolti da 12 sonar, 12 telecamere, 9 radar a onde millimetriche, 6 scanner laser e una mappa ad alta definizione per analizzare in tempo reale scenari complessi e viaggiare fluidamente anche in condizioni impegnative, come gli incroci cittadini più trafficati.
L’aggiornamento dell’hardware e del software permette inoltre di gestire senza difficoltà gli ostacoli sulla strada, che il veicolo supera con uno stile di guida “umano”, per un viaggio all’insegna del comfort.
“L’ingegno è alla base di tutto ciò che facciamo in Nissan” ha dichiarato Takao Asami, Nissan Senior Vice President Research and Advanced Engeneering. “Il sistema ProPILOT di nuova generazione anticipa una tecnologia che sarà disponibile a partire dal 2020. La dimostrazione odierna è un altro esempio del nostro impegno per creare tecnologie di guida autonoma accessibili a tutti”.
La prova su strada segue il lancio della nuova Nissan LEAF a zero emissioni, dotata del sistema avanzato di guida assistita ProPILOT, che mantiene l’auto al centro della corsia in autostrada. Sempre più modelli della gamma Nissan sono dotati del sistema ProPILOT, tra cui Nissan Serena, X-Trail, Rogue e nel 2018 anche il crossover Qashqai.
Per quello che ne so io, al livello 5 di guida autonoma mancano ancora ben più che 3 anni; perché gli imprevisti, anche quando si è costruito un bel programma in grado di far marciare l’auto da sola, sono ancora tanti. Però la cosa è affascinante e le auto stanno realmente andando da sole. C’è anche un secondo video
Ingenuo. Esiste la funzione fai tutto al contrario, che la rende idonea al traffico di Roma e di Napoli. Basta ricordarsi di infilare al contrario l’apposita chiavetta USB! 😀
E ora c’è un secondo incidente fra auto a guida automatica e moto. E’ successo il 7 dicembre a San Francisco. E quello che spaventa è che si tratta proprio della tipologia di incidente che gli esperti avevano previsto: una cattiva interpretazione da parte dell’auto del comportamento del motociclista QUI l’articolo
Mah…in attesa che tutti i veicoli siano autonomi e sia VIETATO GUIDARE a parte ai veicoli di servizio autorizzati, direi che basterebbe dotare tutti i veicoli ed anche i pedoni di un dispositivo localizzatore con un protocollo unico di comunicazione. In questo modo tutti “sanno” dove sono e dove vanno gli altri nei dintorni.
E così ora abbiamo una dichiarazione che è una bomba: i sistemi di assistenza alla guida, non quelli in fase di sperimentazione, ma quelli già presenti su tutte le auto del segmento premium, possono non vedere i motociclisti quando questi viaggiano sul bordo della corsia di marcia. Lo ha reso noto la FEMA con un comunicato, riprendendo il lavoro di sperimentazione portato avanti dall’ente omologatore olandese, RDW.
Nel frattempo in Arizona un’auto di Uber ha investito e ucciso un pedone. Forse dobbiamo iniziare a essere preoccupati.
La cosa peggiore, Franco, è l’anarchia all’insegna della quale ci si sta muovendo. In America ci sono delle linee guida, molto liberali, ma qualcosa c’è. In Europa, a parte alcuni paesi (non l’Italia) che hanno aperto con proprie norme alla sperimentazione, per ora da parte comunitaria non abbiamo regole per i test nel traffico di questi veicoli. Quanto poi alle prove che fanno i costruttori sul rapporto dei loro veicoli guidati da computer con gli altri utenti della strada, non c’è niente. E visto che sono considerati segreti industriali, ogni costruttore sta ben attento a non far sapere che tipo di test fa e che risultati ottiene.
Visto il video dell’incidente sembra che ci fosse poco da fare,forse d’istinto in quel secondo qualcuno avrebbe scartato di lato più che frenare,ma è stato troppo improvvisa l’apparizione
Piuttosto a quello che si era letto questi sistemi dovevano vedere “prima” e meglio proprio i “pedestrian”,laddove l’occhio umano non arriva Un tecnico d’istinto ha commentato “era l’ora che succedesse ” e posso immaginare il perchè,nonostante il cinismo dell’esclamazione
Due mesi dopo l’investimento tragico di Tempe, l’inchiesta interna di Uber sembra aver chiarito le cause. E la spiegazione non è per nulla tranquillizzante per noi. Il software che guidava la vettura avrebbe scelto di ignorare il pedone. Lo riporta il sito americano The Information. QUI il mio articolo
Già molti guidano come automi,tanto che la Corea ha messo in circolazione l’App che blocca i cellulari in movimento,anche e sopratutto a piedi,che hanno causato incidenti che si sono quintuplicati a carico dei giovani chiamati “smombie” derivante da zombie-smartphone
Non c’entra molto ma lo volevo sottolineare,per ribadire quanto di buono può venire dalle tecnologie se predisponiamo le contromisure (autista di controllo nel primo caso,applicazione intelligente nel secondo)
Cazzarola, non bastano i mancatori seriali di precedenze, ora anche le auto a guida autonoma se ne sbattono altamente dei motociclanti, siamo proprio una categoria in via di estinzione.
A quando l’apertura di appositi spazi chiusi per chi va in astinenza da guida di moto?
Speriamo aumentino i circuiti e che le piste ciclabili diventino motociclabili.
A me che vado anche in bici, se volevi farmi morire d’invidia con questa strepitosa pista ciclabile ci sei riuscito. Si potrebbe fare un concorso, tipo: trova la buca 🙁
Invece qui siamo all’opposto. Ho una strada che voglio filmare, perché ha il record dei tombini e ogni volta che la faccio mi chiedo: ma quali e quanti lavori ci hanno fatto, con quale coordinamento? Ci sono tombini ovunque.
posso però portare una testimonianza diretta di un amico carissimo che è andato in canada a trovare suo cugino, che ha in gestione molte cave, nel pacchetto a lui riservato ci sono molti plus, uno lo ha potuto utilizzare questo mio amico, e cioè avere a disposizione in aeroporto una Tesla. Questo mio amico, si chiama Giorgio, una volta atterrato dopo un lungo volo si mette al volante della Tesla, il problema è che jet lag e volo senza dormire fanno si che si addormenta al volante, classica e pericolosa botta di sonno….. si è risvegliato nn sa dopo quanto, parcheggiato a bordo strada con le 4 frecce inserite… l’auto ha capito che si stava addormentando e ha preso il comando salvandolo da un incidente che nei migliori dei casi avrebbe interessato solo lui…
senza prendere posizione, perchè non ne ho un’idea precisa, in questo caso la guida assistita è stata fondamentale
Contributo interessante il tuo Bob. Personalmente sono sempre aperto alle innovazioni e ne sono affascinato. Che l’elettronica applicata ai veicoli possa essere un vantaggio anche e soprattutto in termini di sicurezza non c’è dubbio. Il problema è che l’implementazione di determinate dotazioni andrebbe gestita meglio, pensando anche ai possibili risvolti negativi.
Mettere dei servizi di assistenza alla guida è un conto, spacciarli come sistemi di guida automatica è un altro. La Tesla è un’ottima vettura che sa fare tante cose da sola. A volte stupisce perché ne fa anche più di quelle che uno si aspetti. Però il sistema Autopilot, al di là del suo nome, non è un pilota automatico. E c’è sicuramente un caso di incidente mortale documentato, nel quale la vittima è stata una persona che ha lasciato l’auto andare da sola, senza tenere la sua attenzione sulla strada. Forse due vittime. La Mercedes ha un sistema per cui, se stacchi le mani dal volante, la guida assistita si disinserisce. Il mio ultimo articolo è relativo ai problemi nei quali si incorre con sperimentazioni troppo ardite su strada. Ma, al di là di questo, ogni volta che si implementa una tecnologia siamo noi quelli che devono imparare a usarla correttamente. Ricordo ancora quando sulla Smart fu implementato il sistema antisbandamento: la vulgata popolare era di andare dentro la curva senza troppi pensieri, tanto avrebbe fatto tutto la macchina. Così sui libretti è comparsa la scritta che le leggi della fisica non possono essere sovvertite con l’elettronica. Ma la colpa era nostra di utilizzatori, non dell’elettronica
Intanto su Repubblica c’è l’annuncio di Google, che a breve inizierà a modificare auto normali per installare sistemi di guida automatica. Si parte dal livello 4, quello più semplice nel passaggio dall’attuale 2, perché prevede l’uso di strade appositamente attrezzate (contrariamente al 3 che è invece non legato a strade specifiche).
L’incubo dei costruttori di auto probabilmente inizia a materializzarsi. L’incubo Foxconn. Foxconn è la società cinese che produce gli I-phone, e che li cede ad Apple per una cifra irrisoria. La marginalità è tutta di Apple, che al contrario l’I-phone se lo fa pagare carissimo. Le case automobilistiche da anni hanno il terrore che i giganti del software che lavorano sulla guida automatica creino uno scenario simile: l’auto diventa una scatola vuota e il vero valore sarà il software. Google sembra andare in quella direzione.
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